Il maiale di razza iberica ha origini molto lontane; proviene dall’incrocio tra una razza di maiale introdotto dai Fenici nella penisola iberica con i cinghiali autoctoni. Da questi incroci iniziali, risultarono diverse varietà di razza, delle quali si conservano ancora soprattutto la “Colorada”, e la “Negra”. Attualmente ogni zona di produzione del maiale iberico si distingue anche per la rispettiva variante della razza; dalla “Colorada” abbiamo le varianti “Rubio”, “Manchado de Jabugo”, “Retinta” e “Trobiscal”, mentre dalla razza “Negra” si distinguono la “Entrepelada” e la “Lampiña”.
La denominazione “Pata Negra”, è nata perché in origine le razze più comuni di maiale iberico risultavano essere la “Lampiña” e la “Entrepelada”, entrambe di colore nero. Attualmente, “Pata Negra” è sinonimo di Prosciutto di maiale iberico di pura razza 100%, a prescindere che sia derivante dalle varianti della “Negra” o della “Colorada”. Ogni zona geografica ha la sua variante di razza; ogni variante ha delle caratteristiche proprie, ma si riflettono sul prodotto in maniera quasi impercettibile. Viceversa, tra un prosciutto derivante da maiale iberico pura razza 100% (qualunque sia la variante in razza) en un prosciutto di maiale iberico incrociato, vi sono delle differenze evidenti sia dal punto di vista della forma e struttura ossea della zampa che dal punto di vista organolettico. Affinché il prosciutto iberico (jamón ibérico) possa essere considerato di eccellenza è necessario partire da un animale di pura razza iberica al 100% o, in alternativa, derivante da un incrocio al 75% con la razza Duroc-jersey. Nel primo caso parliamo di “Prosciutto iberico 100% bellota” mentre nel secondo “Prosciutto iberico bellota”.
L’aspetto del suino iberico si distingue nettamente rispetto alle altre razze: si tratta di maiali più longilinei, dovuto anche al fatto che vengono allevati in libertà.
Hanno la testa piccola rispetto al corpo, il muso affilato, il collo corto e molto muscoloso, l’unghia della zampa aperta e di colore nero. Hanno poco pelo, la pelle è scura e talvolta presenta macchie bianche o di color marrone o beige, le zampe sono lunghe, fine e muscolose e permettono di percorrere ampie distanze alla ricerca del cibo.
Grazie alla sua particolare caratteristica genetica, il maiale iberico è l’unica razza suina al mondo in grado di immagazzinare grandi quantità di tessuto adiposo, che si infiltra all’interno dei tessuti muscolari, conferendo alla sua carne un aspetto caratteristico ed una incomparabile untuosità, consistenza ed aroma.
L’alimentazione ed il suo habitat sono le basi della sua esclusività.
Ottenere un “jamòn puro de bellota” è un processo molto lungo e costoso e ciò, oltre al suo eccezionale sapore, lo rende un prodotto gastronomico esclusivo, talvolta inaccessibile e spesso sconosciuto.
Il maiale iberico cresce in libertà e si ciba di ghiande tra i boschi di querce delle praterie spagnole, in particolare dell’Extremadura, dell’Andalusia, di Castilla-León e di gran parte della regione boschiva del Portogallo; mediamente ogni animale ha bisogno di due ettari di bosco per potersi alimentare adeguatamente, visto che il suo cibo è rappresentato dal frutto delle querce presenti nel territorio; questo è uno dei fattori che lo rendono un prodotto così caro ed esclusivo.
Il periodo di allevamento allo stato brado dura circa tre o quattro mesi, da ottobre a gennaio, ossia dal momento in cui le ghiande sono mature, quindi vengono raccolte, e fino ad esaurimento delle loro scorte. Questa fase dell’allevamento del maiale iberico in cui si trova allo stato brado si chiama, in spagnolo, la “Montanera”.
L’esercizio fisico realizzato dall’animale durante tale periodo, spostandosi da una parte all’altra di boschi e praterie in cerca di cibo, ritarda l’aumento di peso e permette al tessuto adiposo di infiltrarsi in quello muscolare; solitamente questi animali non superano i 180 kg.
Durante questa fase, il maiale iberico può arrivare a mangiare fino a 12 kg di ghiande al giorno; la ghianda è un frutto con grassi mono e polinsaturi, ricco in glucosio e ciò apporta alla carne particolari caratteristiche aromatiche e gustative, oltre a benefici per l’apparato cardiocircolatorio del consumatore.
Un altro fattore che rende speciale e pregiato il “jamón ibérico de bellota” consiste nel fatto che solo una minima parte dei prosciutti iberici prodotti in Spagna deriva dall’alimentazione a base di ghiande. Infatti, vi è una limitazione geografica e territoriale che determina il ridotto tasso di questo tipo di produzione, nonché il rapporto tra ampiezza del territorio, quantità di ghiande disponibili nell’annata e fabbisogno alimentare giornaliero per animale.
A seconda della razza, tipo di allevamento ed alimentazione, si ottengono diversi tipi di prosciutto di maiale iberico. In ordine dal maggiore al minore per qualità del prodotto, e nel rispetto dell’attuale normativa spagnola RD 4/2014, risultano:
In Spagna vengono riconosciute quattro Denominazioni d’Origine relative alla produzione di prosciutti iberici, e sono:
La produzione dell’iberico segue oggigiorno due filoni: la produzione su scala industriale e la produzione artigianale. La prima finalizzata a soddisfare una domanda di mercato sempre crescente a livello mondiale ed orientata ad un prodotto non certo eccellente, standardizzato ed orientato prevalentemente alla GDO, mentre la seconda è sempre più attenta alla ricerca dell’alto valore intrinseco di un prodotto naturale, fedele alla tradizione, genuino e puro, rivolgendosi pertanto ad un pubblico gourmet, sensibile ed esigente.
Nella produzione artigianale del prosciutto iberico Valniezo è fondamentale la figura del “Maestro Jamonero” che, grazie alla sua enorme esperienza, è in grado di eseguire e controllare tutte le fasi di elaborazione al fine di raggiungere l’eccellenza di un prodotto diventato ormai una perla gastronomica a livello mondiale.<
Le fasi del processo di elaborazione sono: